venerdì, Maggio 17, 2024
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“Dighe e cascate finchè ci sarà sete” il libro ispirato al capodoglio ucciso dalla plastica

“Dighe e cascate finchè ci sarà sete”, la storia della più grande sconfitta dell’umanità; la scrittrice Barbara Appiano presenterà  il suo ultimo libro ecologista al MuMa, il Museo del mare di Milazzo, il 27 novembre alle ore 18:00

Si tratta di un libro-progetto condivisivo con il Museo del Mare di Milazzo, che vanta la collaborazione del dott. Carmelo Isgrò, fondatore del museo.

Il libro parte dall’idea ispirata da una storia vera; narra la storia del capodoglio morto sulle spiagge di Milazzo dopo una lenta agonia  dopo aver mangiato plastica. Una storia che ha ispirato il Siso Project, dal nome di Francesco amico del dott. Isgrò, da tutti chiamato Siso, che morì il giorno dopo il capodoglio.

La scrittrice Barbara Appiano, incessante nella sua produzione  letteraria, è mossa da una autentica passione per la scrittura; arte messa  al servizio delle problematiche sociali, ambientali e di conservazione dei beni monumentali del nostro paese.

La Appiano devolve i ricavati dei suoi libri a favore di istituzioni che trattano in prima linea queste problematiche; in questo senso la  Appiano è una scrittrice che fa della sua  scrittura un’arma per divulgare. Uno strumento potente per raccontare in modo trasversale, ai lettori più piccoli ed ai più grandi, la realtà come se fosse una fiaba; unmondo in cui realtà e fantasia sono coincidenti, trasformando i libri in romanzi  di formazione.

“Dighe e cascate finchè ci sarà sete”, profezia o cronaca di una sconfitta?

Qui la prefazione della Prof.ssa Francisetti Brolin Sonia del libro “Dighe e cascate finchè ci sarà sete”:

La Natura che urla il suo dolore in “Dighe e cascate finchè ci sarà sete”

La cronaca quotidiana ci ha purtroppo abituati a non ascoltare le grida della natura, che tenta invano di ribellarsi alle forze manipolatrici dell’uomo. Il fatalismo accompagna così le nostre giornate, trascorse all’insegna del consumismo, senza riflettere troppo di fronte alle grandi quantità di rifiuti prodotti. Tra le urla inascoltate di pochi paladini dell’ambiente, pronti a seguire Greta Thunberg, Barbara Appiano regala ai suoi lettori un nuovo romanzo ecologista; un’opera intrisa del suo spirito mordace e resiliente.

Nello scontro aperto tra l’Uomo e la Natura, rispetto alle Operette Morali leopardiane, ove l’umanità viene schiacciata, i rapporti di forza si sono invertiti; nella società post-industriale manipoliamo il mondo circostante, tanto da distruggere gli stessi elementi primordiali. In tal senso, proprio l’acqua, arché per eccellenza, costituisce il fulcro della narrazione, definita dall’autrice stessa lagunare e anfibia.

Si allude così alla bellezza del nostro ecosistema; tanto contaminato e inquinato da rendere la pura acqua di fonte un miraggio utopistico da un passato lontano. Se da un lato, infatti, ricerchiamo le spiagge migliori sulle guide turistiche, dall’altro i telegiornali riportano spesso notizie simili a quanto è avvenuto a Milazzo nel 2017.

In questa località, famosa per l’impresa garibaldina, è morto il capodoglio Siso, rimasto impigliato sulla costa in una rete illegale. Nonostante gli sforzi della guardia costiera e dei volontari, l’animale non è sopravvissuto; una morte causata non tanto dallef erite, bensì da gravi ulcerazioni nello stomaco, al cui interno è stata trovata un’enorme quantità di plastica.

Il capodoglio diventa così un eroe, un Capitan Nemo, un martire nella lotta contro l’inquinamento; le sue reliquie, grazie al SISO PROJECT, nato dall’impegno del biologo Carmelo Isgrò, sono ora visibili nel Museo del Mare a Milazzo. Affinché la sua morte non rimanga vana, Barbara Appiano ha scelto di dare voce al capodoglio, per recuperare un mitico mondo perduto.

Capitan Nemo mostra bandiera bianca

Di fronte all’SOS della terra, Capitan Nemo è accompagnato nel romanzo dal condor delle Ande Raggio Verde; testimonial d’eccezione, Bagnano, il vecchio albero sacro che con le sue radici tenta di contenere l’espansione della plastica. Le pagine sono dunque una testimonianza, un tentativo di sensibilizzare e di ricordare non solo il capodoglio Siso, ma anche Francesco; un cavaliere dell’ecologia, tragicamente investito da un pirata della strada proprio mentre lavorava al recupero della carcassa dell’animale.

Se Francesco è stato chiamato affettuosamente Siso, non possiamo smettere di farci domande. Dobbiamo chiederci come sì e arrivati alle isole di rifiuti nel mare, nello spazio e, soprattutto, nel cuore dell’uomo, ormai plastificato e insensibile.

Con un taglio surrealistico e talvolta utopistico, l’autrice ci presenta Nettuno, accompagnato da Eolo e dalle Sirene per cercare di incantare la plastica. Si tratta di un’esortazione a sforzarci di riemergere, perché il mare, derubato della sua essenza, non vuole tacere. La risacca delle onde è un urlo contro il naufragio del nostro io; se la natura muore, anche l’uomo, quale essere naturale, viene meno, annullato da polimeri artificiali in una realtà sintetica.

Se l’ecosistema è così ingenuo da fidarsi delle false promesse di questa umanità corrotta, ciascuno di noi ha il dovere di salire di nuovo a filo d’acqua per ricominciare a parlare con gli elementi naturali. Il romanzo non può fornire una panacea al disastro ambientale a cui stiamo assistendo; trasmette il messaggio della Natura, di nuovo con la N maiuscola.

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