Federica Mingolla, l’atleta italiana che ha scalato la Tom et Je Ris nelle gole del Verdon

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A cura di Marcello Rocco – In esclusiva per stylise.it l’intervista all’arrampicatrice di fama internazionale Federica Mingolla a cura di Marcello Rocco.

Una vera e propria supereroina italiana che non ha niente da invidiare ai supereroi della Marvel e della DC Comics.

Una passione, quella per il climbing, coltivata fin da giovanissima e che perdura ancora oggi all’insegna di nuove sfide sempre più entusiasmanti e cariche di adrenalina.

Attraverso le parole di Federica e le suggestive immagini, foto e video, che vi proporremo, cercheremo di farvi vivere l’amore per l’arrampicata, disciplina sportiva che l’atleta italiana ha cominciato a esercitare sin dall’età di 14 anni, prima attraverso la pratica “indoor” (interna, in luoghi chiusi, mediante pareti artificiali) per poi concentrarsi su quella “outdoor” (all’aperto, in montagna, attraverso pareti naturali).

Nonostante i suoi 25 anni, sono tanti i risultati sportivi ottenuti, come la salita di una delle pareti più difficili del Massiccio del Monte Bianco e quella del Tom et Je Ris, nelle gole del Verdon, solo per citare due scalate tra le più impegnative. Infatti, basti pensare proprio a quest’ultima falesia, ubicata nelle alpi francesi dell’Alta Provenza, che con i suoi 150 mt di profondità e circa 25 km di lunghezza rappresenta uno dei luoghi maggiormente suggestivi d’Europa. Non a caso le gole del fiume Verdon simboleggiano una vera e propria “Eldorado” per i climber più esperti del mondo.

Ma dietro risultati importanti ci sono anni di studio, impegno e preparazione atletica, basti pensare alla laurea in scienze motorie conseguita presso l’Università di Torino e al ruolo di tecnico federale FASI ed alpinista.

Qual è il risultato sportivo raggiunto finora che ti è costato più sacrificio e ti ha dato maggiori soddisfazioni?

Se penso alle mie scalate non riesco ad associare ad esse la parola “sacrificio”, probabilmente fino ad adesso ho sempre svolto la mia attività di arrampicatrice/alpinista con una passione tale da annullare le emozioni negative.

Quindi posso solo ricordare quella che con molta probabilità mi ha messo più in difficoltà sul punto di vista psicologico per la difficoltà tecnica che mi richiedeva. Ed è stata proprio la mia ultima esperienza in Groenlandia quella a spingermi quasi al limite della sopportazione dal punto di vista mentale e fisico e quindi di conseguenza anche quella che mi ha dato tanta soddisfazione nel riuscire a superare le difficoltà e a raggiungere l’obiettivo: aprire una nuova via su una parete inviolata in uno dei fiordi a sud della Groenlandia.

A chi consiglieresti di praticare questa disciplina sportiva e perché?

Secondo me l’arrampicata è una disciplina completa, coinvolge corpo e mente e può facilmente diventare un modo di approcciarsi alla propria vita se si diventa molto appassionati.

Infatti mi viene in mente quanto ho viaggiato per il mondo grazie ad essa e come sono diventata attenta allo stile di vita sano per riuscire meglio nelle mie prestazioni. Allo stesso modo, l’importante è appassionarsi a qualcosa e vivere di emozioni che ti facciano stare bene.

Posso solo dire che chi è già fisicamente dotato per l’arrampicata (buon rapporto peso/potenza) può divertirsi di più in breve tempo e quindi con molta probabilità appassionarsi velocemente.

E’ un’attività che richiede tanta dedizione se si vogliono raggiungere dei risultati sempre maggiori perciò consiglierei a tutti quelli che iniziano a praticarla di non essere troppo discontinui nell’allenamento se non si vuole perdere i risultati raggiunti fino a quel momento.

E’ anche molto divertente praticarla per vivere una giornata all’aria aperta con qualcuno che ti aiuti a svolgere in modo sicuro questo tipo di attività, es. Guide alpine, se non si è esperti, perciò nessuno è escluso vedi?

L’amore per l’arrampicata va di pari passo con quello per la montagna. Quali sono gli insegnamenti che hai tratto da quest’ultima?

La montagna è una scuola di vita.

Mentre l’arrampicata mi ha insegnato meglio l’aspetto agonistico di questa disciplina, ovvero tutto ciò che concerne l’allenamento e la dedizione per essa e la sua pratica indoor, la montagna mi ha permesso di provare delle emozioni che altrimenti in una struttura artificiale non avrei mai scoperto.

Ricordo ancora la prima volta che ho scalato una parete di roccia in Valle Stretta, in Val Susa, è stata per me la massima espressione del mio amore per questo sport. Finalmente stavo arrampicando sulle conformazioni rocciose che la natura mi offriva e io mi muovevo in modo del tutto istintivo e con le forze che avevo allenato per anni in una palestra indoor. Tutto intorno c’erano le montagne, uno scenario pazzesco, una gioia nel cuore difficile da esprimere, volevo salire in cima a ognuna di esse, mi sentivo viva! Tutto ciò mi ha fatto capire quanto sarebbe diventato importante quest’aspetto nella mia vita di arrampicatrice: scalare le montagne attraverso linee estetiche e verticali, meglio se di roccia.

La montagna mi ha insegnato a essere paziente, a saper aspettare e a non sottovalutare le situazioni che ti si presentano davanti, perciò abbinando questi insegnamenti alla mie esperienze in arrampicata legate più alle situazioni in parete posso dire di aver maturato un discreto livello di consapevolezza che mi permette ora di affrontare meglio le mie avventure e a divertirmi anche in luoghi ostili.

Il tuo impegno sportivo coincide anche con la promozione di importanti tematiche sociali. Proprio nel mese di novembre si è svolto il “Primo meeting guide alpine donne – Women’s climbing day”. Cosa senti di raccontarci a riguardo?

Penso che sia stata una bellissima iniziativa che ha spronato molte donne/ragazze a credere maggiormente in sé stesse e nella loro passione per l’arrampicata/montagna che ancora oggi purtroppo viene spesso associata a un’attività propriamente maschile, mentre sono tante invece le donne che hanno scritto la storia dell’alpinismo.

Le Guide Donne devono essere di esempio per le appassionate che vogliono continuare la pratica di questa disciplina e magari intraprendere anche loro il percorso per diventare guida alpina.

Sono ancora poche le donne che sono riuscite a farsi spazio tra gli uomini nel mondo delle guide ma non per questo sono meno preparate, anzi, a mio parere alcune di esse potrebbero dare filo da torcere ai maschietti. 

Spero di riuscire a diventare anche io una guida e di essere d’esempio alle altre donne, magari accompagnandole nel loro percorso in montagna e a superare le proprie difficoltà.

I social network giocano un ruolo fondamentale, oggi, per far conoscere il proprio lavoro e le proprie passioni. Descrivici il tuo rapporto con quest’ultimi e se ti consideri un “influencer”, visto che sempre più brand ti chiedono di pubblicizzare i loro prodotti.

Sicuramente il numero di “follower” su instagram e Fb parlano chiaro: ciò che scrivo e pubblico è seguito da molti e può appunto influenzare il loro pensiero.

Tuttavia non mi piace considerare il mio profilo quello di un influencer perché nella realtà io pubblico solo ciò che penso e regalo emozioni attraverso delle immagini di posti ed esperienze che ho vissuto ma non voglio influenzare nessuno o persuaderlo a fare ciò che faccio io.

Proprio per questo motivo cerco sempre di non provocare reazioni nel mio pubblico.

Poi la realtà è sempre diversa da ciò che ci aspettiamo e il mondo dei social è variegato proprio come quello reale in cui viviamo, uno cerca di essere il più “giusto” possibile.

In ogni caso devo dire che pubblicare mi piace ed è un modo per me di raccontare ciò che faccio e di spronare le persone a fare di “più”, questo è anche il feedback che spesso ricevo sui miei canali social.

Ovviamente è anche uno strumento di lavoro il mondo virtuale perché è anche il modo più diretto adesso di arrivare ai bisogni delle persone, quindi i brand lo usano anche come mezzo per proporsi ai compratori invece della tv o della radio.

Qui entriamo in gioco noi atleti che ci facciamo portavoce di un modo di vestire, vivere lo sport o pensare che sono propri dei brand a cui ci associamo.

Per quanto mi riguarda sono molto contenta di collaborare con delle aziende che per me hanno un grande valore, con cui ho un bellissimo rapporto e riesco anche ad interagire dal punto di vista dello sviluppo del prodotto, non potrei chiedere di meglio come atleta!

Quali sono i tuoi prossimi progetti ed impegni sportivi? Se ti va, raccontaci un sogno che ti piacerebbe realizzare.

Oltre al sogno di diventare guida ho in mente molti progetti, ognuno è collocato in un posto diverso e spesso nemmeno facile da raggiungere, in montagna o al mare, sono tutti diversi e molto impegnativi.

Solitamente in base all’anno e ai miei impegni scelgo il progetto più facilmente realizzabile e mi metto in moto per raggiungere quell’obiettivo, dall’allenamento al viaggio e soprattutto trovare un compagno/a motivato a seguirmi nell’impresa.

Non posso svelare niente perché al momento ho tante idee potenzialmente realizzabili ma niente di sicuro, soprattutto perché quest’anno affronterò gli esami per diventare guida e dovrò concentrarmi molto negli allenamenti e nella preparazione di questi ultimi.

Buona fortuna per tutto.

Grazie.

Di seguito una suggestiva fotogallery con scatti effettuati da Mathieu Goradesky, Nicola D’Orta, Evi Garbolino, Federico Ravassard, Evi Garbolino, Enrico Veronese, Matteo Pavana, Marco Spataro