Arrivederci estate da Marechiaro: in viaggio con StyTravel

0
9012

A cura di Marcello Rocco – “Vedi Napoli e poi muori” scrisse il poeta tedesco Johann Volfang von Goethe ritornato in patria dopo essere stato in Italia per due anni e aver visitato Napoli tra il 1786 ed il 1787.

Rimasto letteralmente stregato dalle straordinarietà del “Bel Paese” ed in special modo dalla città partenopea, riportò nel suo libro “Viaggio in Italia”:

“Anche a me qui sembra di essere un altro. Dunque le cose sono due: o ero pazzo prima di giungere qui, oppure lo sono adesso“.

Una storia magica ricca di poesia

Ed è da qui che ha inizio il nostro racconto fatto di poesia e magia. Un vero e proprio inno alla vita ambientato tra la costa di Posillipo ed il piccolo borgo di Marechiaro.

Proprio a Marechiaro veniamo rapiti da una strana sensazione che sembra farci vagare nel tempo e nello spazio.

Un viaggio in barca vissuto sorseggiando una birra fresca, mangiando dei taralli e cantando delle canzoni che in un modo o nell’altro hanno segnato alcuni momenti delle nostre vite.

Un percorso tra luoghi incantati, grotte avvolte nel mistero, sorgenti di acqua minerale come quella di Villa Lauro.

Paesaggi avvolti da colori incredibili ed un tramonto che cerca di farsi spazio tra le nubi come la speranza cerca di illuminare la notte più buia.

Il poeta Salvatore Di Giacomo, la “Fenestrella” e la canzone “A Marechiare” tra mito e leggenda

Esattamente un secolo dopo l’inizio del nostro racconto, nel 1886, lo scrittore e poeta napoletano Salvatore Di Giacomo scrisse quella che sarebbe diventata una delle canzoni più emozionanti e significative mai concepite: “A Marechiare”.

“Quanno spónta ‘a luna à Marechiare, pure li pisce nce fanno a ll’ammóre…”
“Quando spunta la luna a Marechiaro, anche i pesci ci fanno l’amore…”

Canzone concepita, come narra la leggenda, quando lo sguardo del poeta partenopeo incrociò il garofano che spuntava da la “Fenestrella” che si trova a Marechiaro.

Finestrella, sul mare, presente tutt’oggi con un garofano sempre fresco ed una lapide in marmo bianco in cui sono riportati i versi di Di Giacomo, in ricordo di un amore che non ha limiti temporali.

Altra versione narra che il poeta scrisse la famosa canzone, seduto al centro di Napoli, al Gran Caffè Gambrinus, pensando alla sua bella Carulì (Carolina) mentre si affacciava da quel balcone che aveva solo immaginato.

Nello scritto “Napoli, figure e paesi” il poeta alimenta l’immaginario di questa storia, che ha fatto il giro del mondo, scandendo le seguenti parole:

“Tempo fa, in un giorno d’aprile, una piccola navicella a vela mi portò per la prima volta laggiù, su que’ lidi che, senza conoscerli, avevo cantato e celebrato.”

Un mito immortale che ha attraversato anche gli anni 60 e la “dolce vita”

Un mito immortale che passa per gli anni ’60, attraverso gli anni d’oro della “dolce vita” in Italia e le tante frequentazioni hollywoodiane, fino ad arrivare ai giorni nostri.

Marechiaro e la sua Fenestrella rappresentano una pietra preziosa incastonata tra il Vesuvio, il golfo con il suo “Scoglione”, la penisola sorrentina e l’isola di Capri.

Un modo per dire arrivederci all’estate e ad un luogo che rimarrà sempre nei nostri cuori come una finestra aperta sull’infinito.