A cura dell’Arch. Marco Minichiello – I primi trulli risalgono all’epoca preistorica, infatti nella valle d’ITRIA (province di Brindisi, Bari, Taranto) erano presenti degli insediamenti e cominciarono a diffondersi i tolos che erano costruzioni usate anche per seppellire i defunti.
Tuttavia i trulli più antichi sono quelli di Alberobello e risalirebbero alla metà del XIV secolo.
Ancora oggi sono utilizzati come abitazioni e rappresentano un geniale esempio di Architettura spontanea.
Costruzione
Il nome deriva dal greco tƿoùƛos cioè “cupola” ed anche con la parola “casedda”, piccola casa. Sono appunto delle costruzioni coniche in pietre a secco. La pietra usata è quella ricavata dalle rocce dell’altopiano delle Murge.
Alberobello è senz’altro la capitale dei trulli, infatti il suo centro storico è costituito totalmente da questi particolari edifici, ed è patrimonio dell’UNESCO.
La costruzione a secco sembra sia stata imposta ai contadini nel XV secolo dai conti di Conversano per sfuggire ai tributi imposti dal Regno di Napoli su ogni nuovo insediamento urbano.
Infatti in questo modo le abitazioni potevano essere smantellate in tutta fretta.
La pianta del trullo è approssimativamente circolare, con unità modulari, infatti gli ambienti interni sono raggruppati intorno al vano centrale. Lo spessore delle mura assicurano un ottimale equilibrio termico: caldo in inverno e fresco in estate.
Il tetto è composto da una pseudo-cupola di lastre calcaree posizionate in sede concentriche sempre più grandi ( le chianche) all’interno; mentre le cosiddette chiancarelle più piccole e sottili all’esterno.
La chiave di volta è spesso decorata con materiale a carattere Spirituale o propiziatorio.
I trulli sono un esempio di costruzione antica unica e ancora oggi utilizzata.