Home In Evidenza Strumenti efficaci per non inciampare nelle fake news

Strumenti efficaci per non inciampare nelle fake news

0
Strumenti efficaci per non inciampare nelle fake news

Gli strumenti di OSINT (Open Source INTelligence) consentono la verifica dell’autenticità di notizie, foto o video disponibili in rete.

Sono svariati gli strumenti utili per non farsi abbindolare dal potere seduttivo delle fake news.

Oltre a promuovere disinformazione, nel momento in cui vengono accettate per vere, diventano fonte di distorsione di facile diffusione sul web.

Rete che adesca e seduce

“Web”, rete che connette, ma che può imbrigliare nella sua trappola mendace e generare confusione e “sfiducia” nel potere della cultura mediatica.

Occorre tener presente che la facilità di accesso alle informazioni ha resto, sempre meno “impreparato” l’utente.

Tuttavia, permane il rischio di “pressapochismo” di chi si accontenta di un’unica fonte senza verificarne l’autenticità.

Fake news, strumenti del potere

Molte fake, poi, hanno il precipuo scopo di strumentalizzare il destinatario.

Taluni personaggi, soprattutto del mondo politico, sono appositamente pagati per deviare o fomentare specifiche informazioni.

Il fenomeno delle fake news è quasi fuori controllo, come ha, recentemente osservato, l’Osservatorio sulla disinformazione online pubblicato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.

I “falsi d’autore” non sono quasi mai casuali

Sono innumerevoli e perlopiù sconosciuti alla massa, i forti interessi che muovono i “dissimulatori” di notizie.

Questi possono essere circoscritti in 5 macrocategorie; l’Agcom cita la politica, le realtà governative ed economiche, la cronaca nera, la scienza e salute e la società.

Attualmente, i temi su cui la manipolazione è stata lampante, seppur efficace, sono quelli inerenti alla criminalità legata, indissolubilmente, al fenomeno dell’immigrazione.

Questo trend è, “inaspettatamente” l’anteprima mediatico delle elezioni europee di maggio.

La mente che inganna

Dal punto di vista sociale e psicologico, sono svariati i fattori che rendono “appetibili” le fake news.

Innanzitutto i “falsi d’autore” sono volutamente ricchi di particolari, spesso dalle tinte morbose e colorite, pur restando nei limiti della veridicità.

La verosimiglianza della notizia è confermata da avvenimenti precedenti che possano sottolineare la possibilità che sia successo ancora.

Anche la dimensione più strettamente legata all’impatto visivo predispone alla manipolazione; foto e video ritoccati possono rendere il tutto più credibile, anche in caso persista qualche “ragionevole” dubbio.

Ignoranza e superficialità fanno il resto, esonerando i “fantasiosi” divulgatori di notizie, l’onere di trovare altre strategie per risultare più plausibili.

Web come maestro di vita

Quanto è, tristemente, diffusa, la possibilità che qualche ingenuo abbia inserito i sintomi di un suo malessere per assicurarsi una diagnosi, al punto di smentire quelle dei professionisti della salute.

La scuola, poi, non ricalca abbastanza la facilità con cui una cattiva informazione metta radice nelle nostre coscienze per andare ad “arricchire” il calderone senza fondo dell’ignoranza.

Ai miei tempi, per le ricerche, si ricorreva a tomi pesantissimi e enciclopedie, oggi il “copia e incolla” su google sembra, addirittura, invogliato, così da “velocizzare” l’informazione.

Non cascarci, salta il fosso!

Mata Hari verificava a fondo le sue fonti, pena la sua stessa vita.

Oggi pare che la cultura, quella autentica, sia ridondante in un mondo di specchietti per allodole.

In realtà è scarso l’impegno per risultare credibili prima a se stessi e poi al nostro interlocutore, soprattutto se è un “amico ignoto” sui social.

Strumenti efficaci per “smascherare” i fake

Eppure i metodi accessibili per un efficace fact checking (controllo dei fatti) abbondano, ma non sulla bocca degli stolti.

Esiste un acronimo che ci facilita il lavoro, quando siamo realmente intenzionati a non mescolarci alla massa di “creduloni”; OSINT (Open Source INTelligence) racchiude tutte le tecniche e gli strumenti utili, anzi necessari, ad un’investigazione su fonti aperte, ossia sui dati pubblici.

Abbiamo, pertanto, piena autorizzazione nel verificare ciò che, inevitabilmente, modificherà, il nostro bagaglio culturale.

Non occorre cedere al cracking o hacking, basta essere autenticamente curiosi e motivati nell’esplorare il vasto mondo dell’informazione.

Gli strumenti per la verifica delle immagini

Sono disponibili e facilmente utilizzabili strumenti che consentono di verificare, in pochi minuti, tutte le fonti esistenti di un’immagine; tra i più noti, Google Reverse Image SearchTinEyeRevEye o Yandex.

Il procedimento è di una semplicità quasi disarmante: si carica semplicemente l’immagine da verificare o come file o con la sua URL così da “scovare” tutti siti in cui è diffusa.

Quali sono i risvolti pratici di questo riscontro?

Un/a bellissimo/a e poco credibile ragazzo/a ci chiede l’amicizia con un messaggio accattivante; la salivazione a corredo di una spontanea palpitazione sono inevitabili.

Tuttavia la figura dell’allocco può essere arginata verificando che la foto non appartenga a tanti altri “adescatori” su rete.

Immagini cruente di avvenimenti, incidenti e delitti che, toccano, inevitabilmente, le corde “morbose” della nostra innata curiosità.

Possono, in realtà, appartenere ad eventi passati o ad altri contesti temporali e sociali.

Di sovente, sono, addirittura utilizzate scene tratte da un film per corredare, manipolando, notizie divulgate per strumentalizzare l’informazione.

Scoprire la veridicità di un video

Per i video sono disponibili diversi strumenti online ed offline, quali Amnesty International’s YouTube Dataviewer e InVid browser plugin.

Per essere più tecnici, la metodologia di verifica è sicura perché lavora sugli Exif, che nello specifico sono identificabili nei metadati presenti nel file.

E’, inoltre, possibile identificare eventuali manipolazioni di foto o video attraverso programmi quali fotoforensics.com e 29a.ch/photo-forensics.

Mata Hari dei social network

Per smascherare i Facebook ID o altre notizie inerenti al profilo “sotto inchiesta” esistono ulteriori strumenti; tra i più noti: Graph.tips, StalkScan WhoPostedWhat.com.

Allo scopo di “ricostruire” le interazioni su Twittern possiamo ricorrere a Treeverse Twlets.

Google Maps e Google Hears, sono, invece, potentissimi dispositivi online che consentono la geolocalizzazione e la navigazione per mappe o satellite.

Per risalire alla natura dei siti, domini e indirizzi IP disponiamo di whois.netdomaintoolsdnstrailsgeoiptoolmoz.com/link-explorercompletedns e per verificare potenziali fact checking si impone bellingcat.

Lo strumento più efficace siamo noi

Va specificato che gli strumenti indispensabile per verificare la veridicità di ciò che esce dalla nostra bocca è l’onestà intellettuale unita ad una dose “sufficiente” di intelligenza.

Ricordiamo che la cultura non è l’insieme “ingombrante” di nozioni apprese passivamente, ma l’accurata selezione dei nostri interessi, quelli che rendono una parola piacevole da ascoltare e un’idea l’occasione di scambio costruttivo tra menti non manipolabili.

“Adescare” un like, rinunciando alla nostra autenticità, mortifica il nostro intimo divenire, lasciandoci in balia della banalità.