sabato, Luglio 27, 2024
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David di Donatello, Alessandro Borghi vince il premio come migliore attore

Era attesa la vittoria di Alessandro Borghi alla 64 esima edizione dei David di Donatello, con la sua interpretazione magistrale di Stefano Cucchi nel film diretto da Alessio Cremonini, “Sulla mia pelle”.

“Questo premio è di Stefano Cucchi ed è un premio che voglio dedicare agli esseri umani e all’importanza di essere considerati tali a prescindere da tutto”, queste le parole commosse, sentite, difficili da dire, che Borghi ha pronunciato in chiusura del suo discorso di ringraziamento, un discorso che ha toccato il cuore di tutti, sia in sala che sui social.

Una preparazione dura la sua per entrare nel personaggio di Stefano Cucchi, il trentenne romano morto all’ospedale Sandro Pertini il 22 ottobre 2009 mentre si trovava in custodia cautelare. Una delle vicende più discusse dell’Italia contemporanea, un fatto mediatico che ancora oggi lascia l’amaro in bocca.

Il film

Aiutato dalla sorella di Stefano, da foto e video amatoriali di famiglia, Alessandro Borghi è entrato nell’ultima settimana di vita di Stefano. Un’odissea fra caserme dei carabinieri e ospedali, un incubo in cui un giovane uomo di 31 anni entra sulle sue gambe ed esce come uno straccio sporco abbandonato su un tavolo di marmo.

L’inferno di Stefano in questo film viene visto come quello di un uomo che va incontro a quello che gli succede con quieta rassegnazione, sapendo bene che alzare la voce e raccontare la verità, all’interno di istituzioni talvolta più concentrate sulla propria autodifesa che sulla tutela dei diritti dei cittadini, sarebbe stato inutile e forse anche pericoloso.

Un film che è un pugno allo stomaco dall’inizio alla fine, dove la violenza non è mostrata direttamente, ma viene sentita, se ne vedono le conseguenze, si tocca con mano la sofferenza più becera ed accettata senza repliche dal protagonista.

Il personaggio

La grandezza di questa prova attoriale sta proprio in questo, riuscire a trasmettere la sofferenza fisica, psicologica, la lenta rassegnazione alla morte di quest’uomo, tanto che lo spettatore è portato a pensare che in un certo senso Stefano non ha voluto salvarsi.

Stefano non ha creduto di meritare di vivere come tutti gli esseri umani, non ha creduto di dover ricevere giustizia perchè forse inferiore agli altri, non ha creduto di poter vincere sui più forti e cosa forse peggiore, non ha creduto di avere diritti.

Stefano siamo tutti noi, quando ci vengono violati i diritti, quando anche per un solo istante ci sentiamo diversi e meno meritevoli rispetto a tutti gli altri esseri umani.

Cremonini, regista del film, sposa il racconto della famiglia Cucchi e la loro denuncia, ma sceglie di non fare di Stefano un santino, anzi, ne illustra bene le debolezze e le discutibili abitudini di vita ed è questa la grandezza di questo film, un film che non si schiera né da una parte né dall’altra, ma solo ed esclusivamente dalla parte dei diritti di ogni essere umano.

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