sabato, Luglio 27, 2024
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Adotta una vittima cronica e svuota il bicchiere mezzo pieno

Il vittimismo cronico è una rete allettante per chi crede o ha bisogno di sollevare l’altro dalle sue sofferenze.

Capita a tutti di entrare in un vortice di avvenimenti ed emozioni che sembrano allearsi contro di noi.

Capita a tutti di sentirsi il bersaglio di un destino beffardo e sentirsi una Giovanna D’arco moderna o un Don Chisciotte a cui hanno bruciato tutti i mulini a vento.

Capita a tutti di camminare con le spalle basse e di guardare i nostri piedi piuttosto che il cielo che si tinge di sfumature primaverili.

Dura un istante, un periodo limitato, il tempo di imbattersi in un nuovo stimolo che soppianti il grigiore del pessimismo.

La vittima non conosce colpe

Capita a qualcuno che nella variabilità del glossario italiano prediliga le espressioni monocromatiche “povero me”, il” destino mi è avverso”, “capitano tutte a me”.

Capita ad altri di imbattersi in questa “ventata di ottimismo” e di incastrarsi nelle abili manovre di vittimizzazione cronica a cui si può avvertire la necessità di trovare una soluzione.

Incastri tossici

Ecco un incastro “dolce-amaro”: la vittima senza soluzione e Atlante, pronto e indispensabile per sorreggere le sorti del mondo.

Se non appartenete all’una o all’altra categorie e non siete psicoterapeuti “rodati” … fuggite senza rimpianti!!!

Il vittimismo non è una modalità di reazione alle avversità, ma un vero e proprio stile di vita.

Peculiarità di tali “produttori liberi di lamenti a tema” non accettano passivamente il loro destino zoppicante, ma gli corrono incontro, ci vanno a braccetto; lo sfiniscono fino ad estorcergli un senso di colpa al dì, così che possano confermare, a se stessi e agli altri, di essere “tapino” in un mondo di fortunati.

In coppia sono molotov all’apice della deflagrazione.

Conducono, gradualmente, il partner nel loro mondo di ombre in agguato rendendolo paranoico.

Per la teoria della “profezia autoverificantesi” se cerchi la negatività prima o poi ti raggiunge e ti assorbe confermando il grigiore che pensi di meritare.

Spesso ad un simile atteggiamento si “allea” una tendenza passivo-aggressiva e un profondo senso di frustrazione.

Tutti i “colori” della vittima cronica

Distorsione della realtà con tendenze proiettive

Ogni fossa che costella la strada della vittima è responsabilità di chi l’ha percorsa prima di lei; ogni volta che inciampa non è una sua distrazione, ma un malevolo intervento esterno.

Tutti gli insuccessi, le frustrazioni, gli intoppi hanno un nome ed un volto che non sono i suoi.

Nessun bicchiere mezzo pieno, ma una brocca traboccante di distorsioni di una realtà che non può che essere “nemica”.

Tutto è nero come la pece, ogni spiraglio di luce viene, tempestivamente, coperto con un drappo funereo.

La vittima vuole restare tale

I bambini, nella fase prelinguistica, mettono in atto una serie di comportamenti autoconsolatori allo scopo di riappropriarsi un equilibrio emotivo messo in discussione.

Domano, così, l’ansia di una momentanea frustrazione richiamando l’attenzione del caregiver.

Questo è un atteggiamento sano, precursore di una capacità adulta di vivere emozioni e relazioni.

Cosa non funziona nella vittima cronica?

Innanzitutto rifugge ogni responsabilità dei propri “insuccessi”, proiettandoli su un presunto “persecutore”.

I lamenti costanti diventano una modalità comunicativa che non ammette altri registri.

Rimpianti e sensi di colpa sono, così, specchi allettanti per l’allodola di turno. La relazione diviene la “discarica” elettiva per condividere, proiettare e confermare il ruolo di “martire” di un mondo ingiusto.

Se viene proposta loro una soluzione al problema si attivano affinché l’altro si convinca della sua inefficacia.

La vittima non vuole essere felice!!!

Chi … io?!?

Nessuna autocritica; piuttosto la fucilazione sul posto!

In loro non c’è nulla che possano mettere in discussione; sono solo nel posto e nel momento sbagliato, magari prede di chi non fa che sbagliare!

Puntare il dito è un atteggiamento talmente consueto che lo fanno anche in sogno. Non si concedono spazi di riflessione, ma rinnovano, consapevolmente o meno, le strategie da Calimero “piccolo, brutto e nero”.

Strategie per assicurarsi il solito grigiore

Se hai l’arco puntato con “proiezioni affilate a dovere”, hai bisogno di un bersaglio. Come trovarlo:

“Le parole sono pietre”

Abili con la “scarnificazione” del senso intimo delle parole, le affilano al punto di renderle armi offensive.

L’altro, il “fortunato” interlocutore, viene sottilmente incastrato e cristallizzato nel ruolo di carnefice così che la vittima possa assicurarsi lamenti giustificati e comprensibili.

Un dialogo emotivo diviene un round in cui il martire si sentirà costantemente attaccato.

Il partner, il collega, l’amico diviene, agli occhi di entrambi, aggressivo, intollerante ed egoista.

Una maschera su misura

I vittimisti conoscono le regole del gioco, sono abili nello smentire le argomentazioni capaci di smascherarli.

Hanno la nebbia in tasca e la usano per ingenerare confusione anche quando la situazione è limpida e lineare.

Hanno bisogno della loro maschera di Pierrot e chiunque tenti di rimuoverla diviene un carnefice da cui deve difendersi.

Screditare l’altro per restare nella sua posizione volutamente “down” è pane quotidiano.

Manipolazione emotiva

Ogni emozione ha il suo tallone di Achille e la vittima sviluppa un’indiscutibile dote nell’individuarlo.

Alla prima occasione utilizza l’informazione per mettere in atto un ricatto emotivo; ciò allo scopo di manipolare come il più feroce del burattinaio che cambia copione a suo piacimento.

Contattano, nell’altro, la dimensione empatica e “sensibile”, così da incastrarli nel senso di colpa.

Come affrontare queste persone

Togli potere alla regina di cuori, costringila a guardarsi allo specchio e se il suo cuore continua a zampillare lacrime da coccodrillo, difenditi!

Riconosci a te stesso che hai ceduto le redini della tua vita e riappropriatene.

La negatività è una metastasi in rapida espansione, ma una volta individuata puoi restituirla al mittente.

Spunta i canini del tuo vampiro personale e non avrai bisogno del paletto di frassino!!!

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