Ancor prima di pensare ad un viaggio i rituali sembrano essere comuni e quasi automatici: consultiamo il meteo, fremiamo sperando in una giornata serena o in un’abbondante nevicata, scegliamo la meta, prepariamo la valigia. Come tutti i rituali, è previsto un passo obbligato, un passaggio iniziatico che assicuri alle nostre fantasie, la buona riuscita del progetto.
Il paradosso è d’obbligo, è un’insidia sottile che si rannicchia tra le coperte e si sveglia tra i pensieri, all’alba; qualche giorno fa ha sorpreso anche me facendo vacillare il mio spirito scientifico e mi ha costretto a sorridere e poi a ridere di me: attendevo, con ansia, la neve e nel destarmi, ancor prima di aprire le finestre, ho effettuato l’accesso al mio profilo facebook nell’attesa trepidante di foto innevate del mio bel paesello.
Nulla, solo post preconfezionati, ricordi condivisi, selfie ritoccati, critici fantasiosi improvvisati alla giornata. Delusa ed imperterrita, ho lasciato le finestre chiuse rinunciando alla prova del fuoco, o meglio, della neve; poi, mi sono concessa i miei doverosi cinque minuti di vergogna e costernazione!
Metereosensibile o metereopatica
Meteo e social avevano condizionato la mia giornata ed il mio umore e nella giornata mi aveva fatto vacillare sulla mia sinora “indubbia” capacità di prescindere da tali inezie, di bearmi della mia rassicurante razionalità. Sarò metereopatica? Rinuncio ai rimasugli di raziocinio sopravvissuto alla mattinata e mi concedo un test, soggiogata dall’impellente necessità di darmi una risposta.
Gli esiti possibili, rispondendo agli item proposti dal test, sono due ed il primo sembra inquietarmi in minor misura. Mi impongo di non barare, scelgo di rispondere onestamente in attesa del verdetto con un’enorme spada di Damocle che si alternava alla classica nuvoletta fantozziana, entrambi danzanti sulla mia testa.
Sarò meteorosensibile, con una velata vulnerabilità ai disturbi, o una meteoropatica, soggetta ad un sostanziale calo della qualità della vita? Mi attendeva un ombrellino alla Mary Poppins o una camicia di forza impermeabilizzata?Profondo sospiro di sollievo! Ho un animo sensibile, una giornata uggiosa mi rende la più malinconica e romantica delle scrittici e il mio bicchiere mezzo pieno è assicurato.
Rientro nell’ampio range di popolazione meteorosensibile (30-40%) e non nell’élite dei meteoropatici che sembrano ridursi al 5% della popolazione.
I dati e le ricerche
In ogni caso sembra che tutti siano, in qualche misura, influenzati dal tempo e come sostiene Umberto Solimene, Presidente del Centro di Ricerca in Bioclimatologia Medica dell’Università di Milano, quando cambia il tempo l‘organismo è costretto a movimento di adattamento con relativo stress. Una maggiore vulnerabilità si manifesta attraverso un’evidente sintomatologia capace di compromettere il sereno fluire delle nostre giornate; a questo si aggiunge l’innalzamento dei livelli di tensione che caratterizza i tempi “moderni” ed una tendenza, quasi masochistica, di anticiparci con i lavori: i disturbi possono, addirittura, precorrere di qualche giorno una perturbazione o uno sbalzo di temperatura ed un tratto diventiamo sciamani o intimi confidenti di Eolo.
Perché rinunciare a questi poteri? In fondo prevedere il futuro non è l’ambizione di molti?
Della danza della pioggia cosa ne pensate?
Io la preferisco ai balli di gruppo, se dovessi alterarne la coreografia, sarebbe una licenza poetica e non una scenetta tragicomica. E la mia dignità è assicurata!