sabato, Luglio 27, 2024
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Dal videogioco al quotidiano: espressioni videoludiche

Sono numerosi gli aspetti che vengono presi in considerazione quando si valuta il percorso di crescita costante del videogioco. Tra questi, in genere ricadono sempre riflessioni circa l’attuale scena competitiva: tra eventi olimpici e ricchi tornei, il contesto eSport certifica un ruolo di primo piano del videogioco. Si citano in genere anche i crescenti campi di applicazione del
videogioco, non più confinato a semplice intrattenimento ma capace di essere utilmente impiegato anche a fini didattici, culturali e turistici, giungendo fino all’arredamento. Ci si riferisce di frequente anche alle numerose operazioni di adattamento, che da videogiochi di
successo traggono opere derivate: impossibile non pensare a Tomb Raider o Pokémon, ma anche a serie TV recenti come The Last of Us e altre già annunciate come God of War. Insomma, non mancano gli indicatori di come il videogioco sia entrato a far parte del quotidiano.

Una penetrazione talmente forte, in effetti, che non è raro l’utilizzo di termini videoludici nel linguaggio di ogni giorno: espressioni legate al mondo del videogioco si sono fatte strada nel parlare comune, definendo un altro interessante criterio per rendersi conto del peso del videogioco nella vita di tutti i giorni.

Spawnare

Può capitare, per esempio, di sentir dire che qualcosa sia spawnato dal nulla, riferendosi a una sua comparsa improvvisa. Nel videogaming, i punti di spawn sono zone della mappa dove i giocatori entrano in gioco, e l’azione di respawnare indica il rientrare in gioco presso uno di tali punti. Dal verbo inglese to spawn, con vari significati come dare origine o generare, il suo utilizzo in italiano si associa a una comparsa improvvisa che desta sorpresa: esattamente come guardare un punto di spawn in un videogioco e assistere all’improvvisa materializzazione di un giocatore.


Craftare

Di una cosa creata con le proprie mani, invece, si potrebbe dire che è stata craftata. Anche in questo caso si tratta di un termine che fa riferimento a un’azione videoludica, nello specifico quella legata a meccaniche di crafting. To craft in inglese significa creare o realizzare, e nel videogaming si utilizza per racchiudere tutte quelle azioni volte a fabbricare un determinato oggetto: per esempio, unendo una pietra e un bastone si “crafta” un martello.

Foldare

Rinunciando a qualcosa, invece, si può annunciare la propria intenzione di foldare. Deriva dal verbo inglese to fold, il cui significato più diffuso è piegare, ma in contesto videoludico assume un significato ben diverso. Il termine deriva dal poker, e nello specifico dalla sua versione
videoludica in rete: è stata questa che ha determinato la maggiore conoscenza dei termini del poker, dal momento che online vengono mantenuti nella loro versione tradizionale. Nella terminologia inglese del poker infatti to fold è utilizzato per la decisione di non giocare la propria
mano, rinunciando alle carte ricevute: per estensione, foldare qualcosa è passato a indicare una generica azione di rinuncia.

BOT – NPC – PNG

Qualcuno particolarmente incerto e impacciato in qualcosa, invece, potrebbe essere definito un bot. Nel videogaming i bot sono giocatori controllati dall’intelligenza artificiale: che sia per riempire un server o per fare delle partite offline, il videogioco può controllare dei giocatori fittizi. Ovviamente, questi si comporteranno secondo come istruiti dall’intelligenza artificiale,
con risultati che spesso spiccano per innaturalezza e meccanicità: definire qualcuno un bot, di conseguenza, intende ironizzare sulla sua incertezza nell’eseguire un compito. In maniera simile
è utilizzato l’acronimo NPC, dall’inglese Non-Playing Character, o il suo equivalente italiano
PNG, Personaggio Non Giocante: anche in questi casi, dare dell’NPC o del PNG a qualcuno ironizza sul suo comportamento paragonabile a quello di un personaggio gestito da dei protocolli sempre costanti, e dunque in preda a incertezze e impacci vari.

Camperare

Infine un’altra espressione di derivazione videoludica, utilizzata per indicare l’immobilismo di qualcuno o qualcosa, è dire che sta camperando. Nel contesto videoludico l’espressione si
utilizza per accusare un videogiocatore, in genere in maniera critica, di avere un atteggiamento di gioco passivo, rimanendo immobile in attesa che qualche avversario passi nelle vicinanze. Il verbo inglese dal quale deriva, to camp, significa accamparsi: evidente quindi come si intenda
ironizzare sul fatto che chi sta immobile, nel videogaming come nella vita reale, abbia
letteralmente piazzato le tende e non abbia in programma di cambiare posizione in breve tempo.

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