sabato, Luglio 27, 2024
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Depressione post coitale, la lacrima che bagna le lenzuola

Depressione post coitale, una reazione che apre ad interrogativi che non sempre siamo pronti o disposti a soddisfare.

E’ una reazione piuttosto diffusa tra le donne che si divincolano tra le lenzuola disfatte; quella lacrima che corona un amplesso, un incontro intenso, un contatto che lascia un mondo interno che si trasforma, ogni volta, un pò. Succede ad entrambi i sessi, la differenza è nella reazione manifesta e nel valore simbolico, culturale che attribuiamo alle lacrime.

Per le donne, spesso, diventano un canale di comunicazione diretta, viscerale, spontaneo. Un modo per accogliere l’altro e per restuire un’emozione che non trova le parole adatte. L’uomo vorrebbe piangere, lasciarsi andare se non fosse “prigioniero” della sensazione limitante di essere “troppo nudo”. Le lacrime maschili sono costrette a scardinare uno scudo più coriaceo con cui si presenta all’altro.

Torniamo al pianto post orgasmo e specifichiamo che non deve essere, in alcun modo, percepito come un attacco alla prestazione del partner, uomo o donna che sia. Non è legato alle dinamiche del rapporto, piuttosto all’emozione che origina dal contatto. Talora è una sensazione così intensa da dover essere diluita in una lacrima. Avviene, però, che si proponga come un sintomo di una condizione più complesa, nota come il “post sex blues” anche chiamato “depressione post coitale”. Tenteremo di approfondire le differenti situazioni che possono motivare le lacrime in una donna.

Depressione o empatia incontenibile?

La donna piange, in seguito ad un contatto troppo intenso, per diluire un piacere difficile da contenere. Sono lacrime di gioia, commozione, tenerezza, empatia; un registro emotivo che va oltre le parole, una vicinanza “liquida” in cui finiscono per perdersi entrambi.
E’ la facilità con cui gli occhi vogliono il protagonismo che meritano; traducono un’emozione nel canale più tenero che sono in grado di esprimere.

Il pianto può essere liberatorio, lo “sfiatatoio” necessario al culmine di un convergere di tutta una serie di sensazioni emotive che vanno a complessificare un “prodotto” emotivo finale. E’ la prova manifesta che un accumulo di tensioni si sciolgono insieme alle “resistenze” che mettiamo in atto allo scopo di tutelarci da una sovraesposizione della nostra intimità. Per intimità vogliamo intendere tutto quello che ci rende “donne”, “femmine”, “mogli” e “madri”. Il sesso diviene una sorta di “ring” entro cui mettere in gioco diverse parti di noi, consce e insconsce. Allentare tutte quelle costrizioni sociali e culturali per arrivare al nucleo autentico del nostro essere fisico ed emotivo, richiede, poi, una sorta di restituzione; ciò allo scopo di incorniciare uno “spazio” e di lasciarlo esattamente dove si espresso. Trasformarlo, poi, in esperienza, ricordo, vissuto da integrare.

Quel pianto che vuole essere compreso e accolto

La donna piange per frustrazione dovuta all’immediato allontanamento del partner, subito dopo il rapporto sessuale. L’orgasmo, in quel caso, rappresenta una “perdita” troppo feroce di quel contatto emotivo e fisico presente fino a pochi minuti prima. Una sorta di baratro alle cui spalle si lascia l’idillio interrotto bruscamente. La donna vorrebbe una conferma negata, sente il bisogno di essere contenuta, rassicurata. Ciò è ancor più vero se investe dei sentimenti nella relazione. Il momento in cui il partner si allontana è vissuto come uno strappo lacerante, un incompiuto che impone un vuoto insopportabile. Allora le lacrime diventano la manifestazione di una sofferenza, di un’emozione negativa. Un semplice abbraccio è la soluzione che asciuga le lacrime e parole, tante parole tra un bacio e l’altro.

E’, comunque, necessario, non pensare ad una fragilità tipicamente femminile, ma ad una spiccata capacità comunicativa che si “serve” di ogni canale possibile affinchè raggiunga l’interlocutore e si faccia accogliere.

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