a cura di Marcello Rocco. Se c’è una sfida che affascina ed appassiona i tifosi di calcio di tutto il mondo è quella tra l’argentino Lionel Messi ed il portoghese Cristiano Ronaldo.
Un duello che ormai dura da anni e che ha visto creare due vere e proprie scuole di pensiero calcistico con un seguito di decine e decine di milioni di seguaci che si sfidano, nella vita reale e sui social, per affermare la supremazia del proprio beniamino come miglior giocatore dell’attuale scena calcistica.
La sfida si terrà in occasione della Riyadh Season Cup giovedì 1° Febbraio
I due si affronteranno in Arabia Saudita, in occasione della Riyadh Season Cup, dove l’Al Nassr di “CR7” si giocherà il trofeo contro l’Inter Miami de “la Pulga” (la Pulce).
La partita si terrà giovedì 1* febbraio, alle ore 19.00 (ora italiana), alla Kingdom Arena di Riyadh.
La partita sarà trasmessa gratuitamente da DAZN
Sarà possibile seguire il match gratis tramite DAZN. Se non si è già iscritti alla piattaforma streaming basterà semplicemente accedere a dazn.com/home cliccare su uno dei contenuti free disponibili in home page per poi registrarsi gratuitamente inserendo e-mail, nome e cognome.
Si tratta infatti del torneo con cui DAZN ha fatto il suo debutto in modalità gratuita a livello mondiale.
Le altre partite del torneo
Il torneo è iniziato il 29 gennaio con la partita Inter Miami vs Al Hilal. La partita si è conclusa con la vittoria della capolista della lega saudita per 4-3 (attualmente la squadra di CR7 è seconda in classifica nel campionato saudita).
Il match finale sarà tra i due club sauditi Al Hilal e Al Nassr l’8 febbraio alle ore 19.00.
L’Arabia Saudita sempre più centrale nel panorama calcistico internazionale ma sempre più indietro nel rispetto diritti umani
Se da una parte l’Arabia Saudita sta assumendo un ruolo sempre più centrale nello scacchiere calcistico internazionale e non solo, grazie all’investimento di miliardi di euro da parte dello stato che di fatto controlla la “Saudi Sports Company” (SSC), dall’altra il Regno dell’Arabia Saudita rimane una sorta di moderna autocrazia.
Infatti molte delle libertà fondamentali presenti nella dichiarazione universale dei diritti dell’uomo di fatto non esistono. Basti pensare che la pena di morte ed altre pene sono state applicate spesso senza un regolare processo.
Nonostante le riforme degli ultimi anni l’Arabia Saudita continua a contraddistinguersi per l’oppressione delle minoranze religiose e politiche, per la tortura dei prigionieri e per l’atteggiamento dispotico verso gli stranieri, le donne e gli omosessuali.
Secondo il “democracy Index” del 2019 l’Arabia Saudita occupa la 159ª posizione su 167 paesi analizzati, con un punteggio di 1,93 su 10,00. Per quanto riguarda il processo elettorale e pluralismo il punteggio è 0,00 su 10,00; la funzione del governo è 2,86 su 10,00; la partecipazione politica è 2,22 su 10,00; la cultura politica è 3,13 su 10,00 e le libertà civili 1,47 su 10,00.
Il regno saudita nega qualsiasi forma di accusa nonostante le principali organizzazioni internazionali, come Amnesty International e Human Rights Watch, documentino ormai da anni il mancato rispetto dei più basilari diritti umani.
Come riportato da un’inchiesta della BBC:
“Negli ultimi anni le autorità saudite hanno duramente limitato la libertà d’espressione, associazione e riunione e hanno arrestato molti difensori dei diritti umani che hanno espresso opinioni critiche, condannandoli in alcuni casi a lunghe pene carcerarie al termine di procedimenti iniqui, che hanno condannato a morte molti attivisti sciiti. Sono rimaste come consuetudine la tortura ed altri maltrattamenti ai danni dei detenuti nelle carceri”.
Intanto il mondo dello sport rimane completamente silente a partire dalla FIFA, UEFA e le varie leghe calcio europee. Nessuno sportivo occidentale ha mai pensato di protestare o esprimere una parola di dissenso per evitare che tali gesti potessero rappresentare un ostacolo per i possibili ingenti guadagni presenti e futuri.
Del resto se la politica è cieca, per non dire complice, difficilmente si può pensare che altri possano porre un argine a tutto questo.